Mentre BuzzFeed e Verizon tagliano rispettivamente del 15% e del 7% la forza lavoro arrivando a svalutare gli asset di oltre 4 miliardi di dollari il New York Times raccoglie i frutti di un lungo e duro lavoro di riorganizzazione.
Il 2018 è stato l’anno record per il gruppo Nyt con più di 3 milioni di abbonati ai prodotti digitali e oltre 700 milioni di ricavi solo dal digitale. Numeri davvero straordinari se paragonati con il declino costante e inesorabile della carta stampata e con le difficoltà che stanno incontrando molti gruppi editoriali nati digitali come BuzzFedd, Huffington Post, Yahoo, Aol & co-.
Ma qual è il segreto del New York Times? Come hanno fatto?
La risposta può sembrare banale ma poi non così tanto: hanno fatto il loro lavoro, e lo hanno fatto bene. “Non commettere errori, questo è l’unico modo per proteggere le nostre ambizioni giornalistiche. Non fare nulla o essere timidi nell’immaginare il futuro significherebbe rimanere indietro”, con queste parole qualche anno fa Dean Baquet, il primo direttore afroamericano del Times spiegava ai giornalisti l’inizio del piano di rilancio. La prima regola che un editore dovrebbe sempre rispettare -e il Nyt l’ha fatto- è quella di puntare al giornalismo di qualità: ogni articolo scritto dal Nyt è un articolo del Nyt. Il New York Times non è un raccoglitore di meri dispacci stampa, sul Nyt trovi sempre qualcosa in più: un approfondimento, un’opinione, un punto di vista, un confronto; il tutto supportato da contenuti multimediali originali, così da emergere dal fiume insipido delle news real time.
Digital First
La seconda regola che vige al New York Time è “digital first”! Gli articoli sono scritti prima sul digitale, pensati per il digitale e studiati in digitale. L’edizione cartacea è ormai una raccolta delle migliori cose pubblicate sul sito, una sorta di playlist del meglio prodotto il giorno prima. Al New York Times è cambiata radicalmente la filosofia, la mentalità, l’organizzazione del lavoro e -cosa molto più importante- sono cambiati il flusso e l’ordine di priorità con cui vengono pubblicate le notizie.
Social, video e podcast
Nella rivoluzione del Nyt un aspetto molto rilevante è stato ricoperto anche dagli investimenti mirati che hanno portato il gruppo ad acquisire qualche anno fa l’agenzia che ne gestiva le social property portando nella newsroom una nuova filosofia e nuove energie fortemente digitali. Il gruppo, oltre a proseguire nella strada del giornalismo investigativo, e nell’aver riorganizzato la propria strategia social -per non rischiare di restare schiavi delle diverse piattaforme- investe ingenti somme sul nuove modalità di storytelling, sui video, sulla tv e sui podcast audio che sono sempre più apprezzati dai lettori digitali.
La riorganizzazione radicale che ha coinvolto il quotidiano lo ha visto trasformarsi in una piattaforma che offre informazioni, servizi e approfondimenti a 360°: dalla politica all’economia passando per lifestyle, scienza e cucina. Proprio la sezione “food” è una delle più seguite e apprezzate dagli utenti che ne apprezzano l’originalità e la qualità.
I lettori scelgono The New York Times
Il cambio di strategia -una cosa che in Italia ancora pochi hanno capito- fa si che il Nyt non debba costantemente cercare traffico dai social, ma li usa per promuovere il proprio brand, per promuovere le inchieste, i servizi e le esclusive.
Possiamo dire che il “The New York Times” è il primo quotidiano digitale che sta cercando -e sembra riuscirci- di scardinare la dipendenza da motori di ricerca e social.
Una strategia commerciale vincente
Gli abbonati crescono non solo per quel che abbiamo detto sino ad ora ma anche per una politica commerciale davvero azzeccata che ha permesso di aumentare notevolmente il bacino di utenti attraverso offerte convenienti alla portata di tutti. Pensate che l’abbonamento Basic al Nyt Digital (giornale digitale, app, sito e newsletter tematiche) costa 1euro a settimana, e può essere disdetto in qualsiasi momento.
La qualità e l’innovazione pagano
Cosa ci deve insegnare il caso del New York Times? Che la qualità e l’innovazione pagano. I continui investimenti in contenuti multimediali, una filosofia editoriale dinamica e libera da vecchi schemi del vecchio giornalismo -il giornalista ascolta i lettori, ascolta quel che lo circonda e lo racconta, non parla a se stesso, non è autoreferenziale- l’inserimento di esperti della comunicazione digital nella newsroom -esperti veri, non fantomatici guru- e la ricerca di risultati di qualità hanno ridato nuova vita ad un quotidiano che rischiava di restare schiacciato sotto il peso del proprio nome.